Guardare negli occhi uno sconosciuto e lasciarsi sopraffarsi da un arcobaleno di emozioni, forse mai provate prima. Eyes Contact è un esperimento coraggioso, un’esperienza unica che si potrà vivere al Treviso YogaDay 2016, domenica 11 settembre.
A portarlo il gruppo Eye Contact Treviso, tutto al femminile: Lucia e Alice Primo, Lisa Furini, Laura Lonardi, Marisa Pastore e Annachiara Piovesan.
Ragazze, cos’è Eye Contact?
«Eye Contact è un semplice e coraggioso esperimento: ti siedi di fronte ad un’altra persona e crei un contatto visivo. Da questa relazione visiva, se te lo permetti, possono scaturire molte sensazioni. Potrà magari venirti voglia di ridere o di piangere, da distogliere lo sguardo o da osservare e basta. Ma c’è un punto dentro di te in cui si “scioglie” qualcosa e arriva la comprensione: l’altro non è più l’altro, sei tu. È difficile descrivere a parole: l’unico modo è provare!
Più che un esperimento, quindi, è un invito: un invito a lasciarti andare al contatto con l’altro, alla riscoperta di quanto, in fondo, nonostante le divisioni che ogni giorno viviamo tra di noi, siamo uniti da un denominatore comune: essere persone vive con un profondo sentire e la capacità di emozionarsi nell’incontro con l’altro».
Dove e quando nasce questa sperimentazione?
«Eye Contact Experiment nasce qualche anno fa in Australia e viene poi diffuso in tutto il mondo da un movimento chiamato The Liberators, la cui missione è quella di mostrare alle persone che dietro le apparenti differenze esiste amore e umanità in ognuno di noi. Eye Contact Experiment ha già avuto una grandissima diffusione in tutto il mondo e ha coinvolto finora oltre 100 mila persone in più di 200 città».
Qual è la sua finalità?
«L’esperienza non è fine a se stessa, ma vuole essere un espediente ed uno stimolo affinché ognuno possa integrare nella propria vita di tutti i giorni l’empatia verso il prossimo. Oggi purtroppo viviamo immersi in contesti in cui la competizione e la legge del più forte rappresentano i nostri maggiori stimoli. Cerchiamo il difetto nell’altro per avere la possibilità di emergere e mostrarci migliori; e in questo modo dimentichiamo che dentro ognuno di noi e in chi abbiamo di fronte esistono emozioni, risorse e qualità meravigliose.
Ci sentiamo estremamente separati e diversi l’uno dall’altro, quando sotto sotto, se ci fermiamo ad osservarci e ci apriamo per un solo momento o un solo minuto, scopriamo che in fondo ricerchiamo tutti le stesse cose: amore, condivisione, accettazione, libertà di esprimerci. Lo scopo di Eye Contact è dunque coinvolgere chiunque si trovi di passaggio, qualsiasi sia il suo percorso di vita, la sua provenienza, la sua età e il suo carattere, a sedersi per un minuto e scoprire tutto questo. Per qualcuno può essere una rivoluzione. E può cambiare il suo modo di vedere il prossimo».
Cosa vi è piaciuto di più di questa proposta tanto da farla diventare la vostra missione?
«Eye Contact vuole mostrare a tutti noi quanto è importante fermarsi nel Qui e Ora, lasciare spazio a ciò che c’è dentro, rompere il circolo vizioso dei pensieri e delle preoccupazioni quotidiane che ci portano senza respiro tra passato e futuro.
E infine Eye Contact ti permette di comunicare liberamente e senza condizionamenti con un perfetto sconosciuto, attraverso il linguaggio non verbale e l’ascolto reciproco, che ti conducono fuori dalla tua zona di comfort e dal tuo individualismo in uno spazio nuovo, a volte spaventoso certo, ma ricco e che vale la pena concedersi di sperimentare».
Ci potete anticipare cosa proporrete al Treviso YogaDay, l’11 settembre?
«Metteremo a disposizione uno spazio per chi vorrà sperimentare un minuto di contatto visivo con uno sconosciuto. Sarà possibile partecipare creandosi il proprio angolo per accogliere chi verrà oppure sedersi un minuto di fronte a qualcuno e poi andare via. Sarà possibile anche solo osservare, dal di fuori, la meraviglia che sprigionano gli sguardi di chi sta sperimentando. Ma, possiamo dirlo, in quanto l’abbiamo sperimentato personalmente, è difficile resistere alla tentazione di sedersi e provare!»