Desideri o miraggi? L’energia del terzo chakra in azione

Tra le parole più significative che vengono usate per spiegare il terzo chakra ci sono: potere, desiderio, volontà.
Nella presentazione dello YogaDay di quest’anno è stata saggiamente molto usata anche la parola Unione. Questo termine è importante, è lo scopo ultimo dello Yoga, intrinseco nel suo nome, che significa infatti Unione.
Ma come procedere verso l’unione con potere, desiderio, volontà, termini che sembrano invece soprattutto collegati all’affermazione di Sé e quindi all’Ego? Vi proponiamo una interessante riflessione di Yoko (Centro Yoga Yoko).

Ego e terzo chakra nello Yoga“E ora è il momento dello Yoga”. Così iniziano gli Yoga Sutra di Patanjali.
Osho, nei suoi discorsi sugli aforismi di Patanjali, trascritti successivamente in dieci testi in inglese, di cui sette pubblicati in italiano, nel primo di essi (“Yoga, la Scienza dell’anima”) dedica molta attenzione a questo primo verso iniziale. Spiega che arriverai a sperimentare lo Yoga solo quando realizzerai che nessun desiderio che tu abbia soddisfatto fino ad ora ti ha davvero definitivamente appagato. Questa è la natura del desiderio.

Quando alla fine hai intuito profondamente che nessun nuovo amore, nessun nuovo lavoro, nessuna nuova casa potrà portare nella tua vita l’appagamento che vai cercando, allora è giunto il momento dello Yoga.

Tutti i Maestri illuminati concordano nell’indicare che l’Unione, scopo dello Yoga, passa attraverso l’esperienza della dissoluzione dell’ego e diventare una cosa sola con la forza unica e più grande a cui apparteniamo.

Il vero significato della dissoluzione dell’ego indicata dai maestri

E’ necessario approfondire e per quanto possibile spiegare che dissolvere l’ego non significa sminuirsi e nemmeno perdere l’identità, anzi l’identità va salvaguardata e coltivata.
Potrebbe apparire un’affermazione che da adito a obiezioni, invece è semplice. Semplice non significa facile.

La vita è questo infinito insieme di insiemi, un Uni-Verso, dove ogni punto è “olos”, ogni punto è tutto, ogni punto risponde ad una struttura frattale ed è allo stesso tempo interdipendente al resto. Universo è un bellissimo termine che significa unità nella diversità.

Coltivare la propria unicità, dunque, è diametralmente opposto rispetto al coltivare l’ego. Non siamo tutti uguali, per fortuna siamo diversi e le nostre diversità sono preziose, sono un grande valore.
Coltivare l’ego è credersi separati e indipendenti dal tutto, credersi altro, migliori o peggiori, creare e sostenere gerarchie illusorie e tanto altro. Coltivare la propria identità è essere consapevoli di Sé e di conseguenza del proprio unico e speciale posto nella vita.

Come si coltiva la propria unicità?

Per essere pratici, coltivare la propria unicità significa Essere Individui che non misurano se stessi paragonandosi agli altri, a niente e a nessuno, con tutto quello che ne consegue.
Significa valorizzare i propri talenti e coltivare le proprie particolarità, significa Essere Se Stessi nell’Uni-verso.
Significa rispondere alla vita stessa che ci sostiene e ci ha creato così come siamo, una perfetta imperfezione.

In assenza di questa consapevolezza molti, proprio attraverso lo Yoga e la Meditazione, anziché dirigersi verso la propria unicità, i propri talenti e particolarità, hanno preso la strada dell’ottenere, dell’avere.
È una inevitabile trappola all’interno dei valori dominanti di questa società? Resta pur sempre una trappola.

Le pratiche Yoga e Meditazioni “dell’avere” comprendono tutte quelle tecniche nelle quali si vogliono ottenere dei risultati passando per una via sottilmente fuorviante: “se faccio questo ottengo quest’altro e divento… migliore”.

Allora la domanda importante da farsi è: migliore rispetto a chi, per chi o che cosa?
Una importante funzione del terzo chakra è dare direzione alla propria energia vitale.
“Chi sono io?“. L’essere consapevoli della DIREZIONE, viene prima del potenziare la volontà. Perché avere tanta buona volontà impiegata seguendo una direzione sbagliata è uno spreco enorme.

Il desiderio di ottenere è un abbaglio della mente illusoria

Il desiderio di migliorarsi cercando di ottenere ciò che percepiamo ci manchi è una via da scartare, semplicemente perché parte da una premessa errata e tutto quello che ne consegue sarà errato.

Essere consapevoli che ciò che percepiamo che ci manca non è fuori di noi è un passo della maturità e ti porta allo Yoga, prima o poi. L’umana aspirazione a stare bene e ad essere felici va valorizzata perché inevitabilmente passa per l’Amore e l’espressione naturale dei propri talenti e della propria unicità.
Il desiderio di ottenere è un abbaglio della mente illusoria che ti fa credere ai miraggi ed è la giostra meno divertente in cui ti fa salire questa società dei consumi, che porta all’infelicità.

Impara le tecniche di Yoga e la Meditazione che ti aiutano a Essere te stesso.

Cerca le pratiche e gli insegnanti che ti guidano a essere sempre più consapevole e responsabile del tuo destino e rispettoso della vita che ti circonda.
L’unica ragione per cui non puoi trovare l’Unità è perché non l’hai mai perduta.
Ecco allora che potrai scoprire che non ti manca proprio niente. Questo è un solido punto di partenza.
Un detto veneto molto simpatico e paradossale potrebbe essere usato come mantra a questo scopo: “De quel che ghe sé, no manca gnente!”. Questo paradosso è come un Koan dello Zen, da ripetere interiormente ogni volta che percepisci che c’è qualcosa che ti manca.
Si tratta di un percorso. Ma solo prendendo la strada giusta arrivi a destinazione, altrimenti sarà come rincorrere miraggi come fanno gli assetati nel deserto.
Auguro a tutti di riconoscere con la saggezza del cuore quel che è il proprio posto nella vita: è così che il terzo chakra funzionerà alla grande e non mancheranno energia e volontà per mettere a frutto i propri talenti naturali.

Namastè
Yoko


Domenica 9 settembre alle ore 11 in piazza dell’Università Yoko proporrà la pratica Yoga “Il valore intrinseco che sei”.


 

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