Ananda in sanscrito significa infatti “beatitudine”.
E come si raggiunge la beatitudine? Semplice: attraverso il lavoro simultaneo su corpo, mente, anima. Ogni asana infatti produce degli effetti sulle tre dimensioni dell’essere umano: rende più forte e più flessibile il fisico, rasserena la psiche, eleva lo spirito collegandolo alla dimensione superiore.
Le posizioni dell’Ananda Yoga sono le stesse dell’Hatha Yoga, gli asana classici con piccolissime varianti, realizzati e mantenuti con i giusti allineamenti. Con in più, e in questo si differenzia dagli altri stili di yoga, le affermazioni. Bellissime, ispiranti, frutto della mente elevata di Swami Kriyananda (1926-2013), discepolo diretto del maestro Paramhansa Yogananda (1893-1952) e guida della comunità spirituale di Ananda Assisi, che ha voluto dare questo prezioso contributo all’antichissima scienza dello yoga.
«All’inizio può sembrare un po’ strano – spiega Michela Pillon, insegnante di Ananda Yoga di Sernaglia della Battaglia -. Poi, se si accoglie questa possibilità, le affermazioni recitate mentalmente aiutano ad esplicitare il significato profondo dell’asana e a renderlo più chiaro alla coscienza».
Un esempio? Vrikasana, l’albero. L’affermazione corrispondente è: “Sono calmo, sono sereno”. L’albero è infatti una posizione di radicamento e di centratura, coinvolge soprattutto il primo chakra (punti energetici del corpo umano) e il quarto, quello del cuore: il piede è ben radicato a terra, perché all’albero, come a noi nella vita, serve un buon radicamento per porsi sviluppare verso l’alto; l’equilibrio esteriore del corpo si riflette interiormente ed è rafforzato dall’affermazione.
Il fine dello yoga è l’unione: con il proprio Sé, con l’Essere Supremo, con Dio, con il Divino, in qualunque modo la sensibilità di ognuno e la sua esperienza lo voglia chiamare. Lo yoga fisico, gli asana, deve quindi preparare il corpo per la meditazione, perché è nella meditazione che si può vivere il contatto con l’Assoluto. Ecco che il fine dell’Ananda Yoga è il risveglio delle qualità dell’anima – la gioia, la pace, l’amore, la luce, la saggezza, il potere, il suono… – per rendere possibile l’esperienza meditativa.
È uno yoga per tutti, non elitario. Gli asana infatti vengono insegnati con varianti semplificate e avvalendosi di supporti per fare in modo che ciascuno, a seconda della capacità fisica del momento, possa beneficiare di una pratica che ha nel benessere mentale e nell’elevazione spirituale il suo fine primario.